Il prof. Gino Carbonaro su "La bottega del caffé"
Prof. Gino Carbonaro
Ieri sera, 20 agosto 2025, al Castello di Donnafugata? “La Bottega del Caffè” del grande commediografo settecentesco veneto Carlo Goldoni, il famoso autore de “La Locandiera”.
Autore grandissimo che è passato alla storia anche perché un giorno del lontano 1751 scommise con amici che avrebbe scritto 16 commedie in un solo anno. Scommessa incredibile. Scommessa che vinse.
E, va detto che Goldoni è parte della grande cultura mondiale, storicamente legato a Pirandello, Shakespeare e ai grandi del nostro passato.
Ma, adesso corre l’obbligo porre la nostra attenzione a un grande gruppo teatrale, ai nostri G.o.D.o.T, alla nostra Federica Bisegna, sempre impeccabile in tutto, e al nostro Vittorio Bonaccorso che hanno gestito e messo in scena la citata Commedia.
Da questo momento mi viene da pensare che, quando si va a Teatro per un concerto di musica, la nostra attenzione corre subito agli interpreti e alla loro interpretazione, esperienza vissuta pochi giorni fa quando ho ascoltato lo stupendo concerto di Flavia La Perna e Francesco Scrofani Cancellieri. In quei momenti ho dimenticato i compositori, per capire che conta anche e soprattutto la grandezza degli interpreti e gli sforzi, quasi sempre enormi, fatti per la loro preparazione.
E anche questa sera, non sono riuscito a pensare solo alla grandezza del Goldoni, quanto piuttosto alla interpretazione oltremisura perfetta che i G.o.D.o.T hanno fatto di questo lavoro, pardon, capo-lavoro della cultura mondiale, e non solo del regista, del grande Vittorio, che crea, interpreta e fa volare il pubblico e la sua attenzione, e a pensare alla citata Federica, attrice impastata di Teatro, ma mi viene da tenere presente tutto il gruppo dei G.o.D.o.T, tutti gli attori che impeccabili entrano ed escono dalla scena, e alle loro stupende interpretazioni, che indirettamente dicono di essere felici di questa loro presenza sulla scena. Gruppo umano, ricco di valori e di vita, etico: stupendo, indimenticabile, immortale.
E mi viene da pensare a questa performance teatrale, caratterizzata da ciò che vuole il Vittorio Bonaccorso regista, che del Teatro pretende il continuo movimento degli interpreti e una costante indiretta presenza della musica. Ma non basta, perché tutto ciò che appare sulla scalinata può essere considerato (ancora) un quadro di arte figurativa, di pittura, dove ogni attore è un colore che interviene in un quadro che su una scalinata cambia in continuazione. Scena sempre mutante, coloratissima. Ma, vedo che gli attori sono anche note musicali di una opera che emette parole che si trasformano in suoni.
E non è finita, perché va detto ancora che, guardando da spettatore la realizzazione di questa pièce, mi viene da registrare come il tutto è caratterizzato da una attenzione scrupolosissima del particolare. Cura e attenzione che manifestano la volontà di esprimere il tutto nel massimo delle capacità di ognuno. Dunque Teatro come valore. Valore che è sinonimo da qualità, di impegno, di intelligenza. E, ripetiamo, di etica. Perché l’onestà nel lavoro va sotto l’ombrello della morale.
Grazie, grazie, grazie a “Tutti” i diciassette interpreti dello staff, non solo al grande Vittorio regista e mente dell’opera e grazie alla grande Federica.
Adesso un invito? Andiamo a Teatro, al Castello, a Donnafugata per godere questo grande spettacolo.
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