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Federica Bisegna in Storia di Medea

da Euripide

con

Federica Bisegna
Vittorio Bonaccorso - Regia

Note di regia

La storia di Medea raccontata attraverso i personaggi e le scene principali. Federica Bisegna interpreta Medea, figura dalla sovrumana potenza, irrazionale ed appassionata, presente o assente è lei che invade la scena. E dove più forte appare il suo potere, più irriducibile e funesto il suo rancore, più divina la sua vendetta. La Compagnia G.o.D.o.T. propone questo viaggio tra rappresentazione e narrazione a soggetto, di uno dei capolavori di più forte impatto del teatro classico greco.
Per un'attrice interpretare figure complesse e controverse come Lady Macbeth (che la Bisegna ha già incontrato nel suo racconto del Macbeth di Shakespeare) o Medea, la madre scellerata che uccide i figli per vendetta contro il marito, è cercare un punto d’incontro, un equilibrio tra la passione viscerale, molto umana, che appartiene a ogni donna e la ferocia, la lucida follia, la grandezza del mito che quasi fa paura e che appartiene alla dimensione del non umano. Medea è una donna che solo apparentemente ci appare distante per le azioni contro natura che commette e che, invece, è sempre tristemente attuale. Scendere a patti con personaggi così terribili significa scandagliare tutti i possibili risvolti della loro anima, una sfida non indifferente per un’attrice. Infatti l’interpretazione parte dalla loro, seppur compromessa, umanità per esaltare ciò che di infernale ed ambiguo può esservi in tale natura. Una dualità che diventa ciclopica soprattutto perché donne: capaci come gli uomini di togliere la vita ma con la prerogativa, divina, di poterla generare. Ma quello che ci fa veramente paura è la volontà di Medea (così come in Lady Macbeth) nel dare seguito a quel giuramento con se stessa: … “e poiché devono morire, li ucciderò; io che li ho messi al mondo. Tutto è deciso, ormai.”. Una paura mitigata solo dalla discendenza divina di Medea, quasi una consolazione che Euripide ci da per sopportare un atto tanto crudele quanto lucidamente premeditato.  

Vittorio Bonaccorso