Note di regia
Cavalleria rusticana si apre e si chiude nel giorno di Pasqua: simbolo di rinascita nella tradizione cristiana, ma che qui segna la morte e il tragico compiersi del destino, e si svolge proprio davanti ad una chiesa. Ecco perché ci è parso naturale ambientare lo spettacolo davanti al bellissimo Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla. Inoltre, per noi, è ormai consuetudine far diventare palcoscenici le scalinate, anticipando quella che sarà la 15^ edizione di Palchi Diversi Estate al Castello di Donnafugata.
Giovanni Verga scrisse Cavalleria rusticana nel 1880, all'interno della raccolta Vita dei campi, ed è espressione della corrente Verista di cui è impregnata tutta la sua opera e in cui la società non è giudicata, ma ritratta con crudele lucidità. La tragedia nasce non da delle colpe, ma dall’impossibilità di sfuggire alle leggi non scritte della comunità. Qui, come in opere come La lupa, i personaggi sembrano vittime predestinate, il cui motore tragico sono la passione e la gelosia. Il titolo della novella è un'espressione ossimorica: accosta il concetto di "cavalleria", legato all’onore aristocratico medievale, a "rusticana", cioè contadina, popolare. Verga mostra come anche nel mondo rurale esistano codici d'onore violenti, grezzi, ma sentiti come assoluti e che regolano la vita della comunità. Comunità che vede al centro la condizione femminile, nel doppio ruolo di vittima o di manipolatrice, ma sempre subalterna.
Il linguaggio semplice, asciutto – con inserti dialettali – fa risaltare quelli che per Verga sono i “tipi sociali”: Turiddu, il giovane siciliano dominato dall'orgoglio e dalla passione, rappresenta l'uomo del Sud legato al codice d’onore; Santuzza, simbolo della donna abbandonata, dell’esclusione sociale e della sofferenza emotiva; Lola, incarnazione della seduttrice priva di remore morali; Alfio, l’uomo che fa giustizia da sé, portavoce del codice d’onore rurale.
Cavalleria rusticana è conosciuta in tutto il mondo soprattutto grazie a Pietro Mascagni che nel 1890 la musicò e ne fece uno dei simboli del melodramma italiano. Per questo abbiamo voluto utilizzare una rielaborazione di quelle musiche straordinarie, per sottolinearne ancor di più la forza drammatica ed emotiva.
Vittorio Bonaccorso
Trama:
Turiddu, tornato dal servizio militare, scopre che la sua ex, Lola, si è sposata con Alfio. Per vendicarsi, seduce Santuzza, ma poi torna a cercare Lola. Santuzza, tradita e disperata, racconta tutto ad Alfio. Quest'ultimo, offeso nell'onore, sfida Turiddu a duello. Il racconto si chiude con l’annuncio della morte di Turiddu.